L'Ansia Oggi

Freud riteneva che il disagio dell’epoca in cui viveva, agli inizi del secolo scorso, fosse dovuto essenzialmente all’eccesso di ordine e alla repressione delle pulsioni.

Senza voler entrare nel merito di una delle teorie fondanti della psicoanalisi, ovvero della teoria delle pulsioni, semplificando di molto basti dire che una pulsione non è altro che un impulso fondamentale, buono o cattivo, il cui scopo è, da un punto di vista biologico, la sopravvivenza dell’individuo e della specie.

Non sempre questo si traduce in un bisogno accettabile dal punto di vista culturale, sociale o desiderabile in generale, per cui ciò che in psicoanalisi viene chiamato “Io” deve costantemente mediare tra l’impulso primordiale (la pulsione) da una parte e la non desiderabilità di tale impulso (che può essere semplificata con un’altra istanza chiamata “Super-Io”). Questa perenne lotta porta l’uomo, nella concezione freudiana, a provare angoscia, tanto più forte quanto più impellenti sono questi bisogni.

Oggi la sensazione d’angoscia si ritiene che sia dovuta ad altre cause, prima fra tutte la solitudine. Paradossalmente, il fatto di vivere in un mondo ricco e attento al benessere dei cittadini come quello occidentale, non ci mette al sicuro dall’ansia portata dalla solitudine.

Oggi uno dei meccanismi di identificazione principali è ritenuto essere il fatto di essere riconosciuto dagli altri. Il ruolo che ciascuno di noi ricopre nella società, nei vari gruppi di appartenenza, determina ciò che noi stessi pensiamo di noi, in misura maggiore di quanto avveniva in passato, in quanto viviamo nell’epoca della comunicazione. Oggi comunicare non è mai stato tanto facile.

E’ addirittura relativamente facile, rispetto ad altri tempi, parlare a milioni di persone ed essere riconosciuto da questi, attraverso la televisione, in cui l’uomo della strada è in grado di crearsi un personaggio ed essere riconosciuto per la strada proprio per quello che fa e che dice in televisione.

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