Il GAD - Disturbo d'Ansia Generalizzata

Il disturbo d’ansia generalizzata, conosciuto anche come “GAD”, (dall’inglese Generalized Anxiety Disorder), viene comunemente conosciuto come disturbo a se stante dal manuale di riferimento mondiale per i disturbi psichiatrici e psicologici, manuale noto con il nome di manuale diagnostico statistico o, più semplicemente, DSM IV-TR, dall’inglese “Diagnostic Statistical Manual” versione IV, Text Revision.

Recentemente, sempre più esperti hanno cominciato ad esprimere dubbi sulla legittimità di tale classificazione. Il GAD, essi dicono, non presenta le caratteristiche di un disturbo a sé stante, per una serie di motivi. Si veda per esempio il grafico nella figura al lato.

Ma se non è un disturbo, allora, che cos’è? Un tratto di personalità, sostengono tali studiosi. Se questa ipotesi fosse verificata, alcune importanti conseguenze.

Il GAD non sarebbe curabile come malattia. Potrebbe solo essere attenuato e circoscritto.

Non avrebbe più senso somministrare farmaci Antidepressivi come viene fatto oggi.

Il GAD non dovrebbe più comparire tra i disturbi dell’ansia.

Fobie Semplici

Le fobie si possono dividere in semplici (o specifiche), agorafobia e fobia sociali. Questo secondo il manuale (il DSM IV-TR). In realtà, tuttavia, presentano molte differenze, non soltanto riguardo l’oggetto fobico, ma anche secondo modalità e problematiche.

Per oggetto fobico, in questo caso voglio comprendere non solo gli oggetti fisici veri e propri, ma anche situazioni, immagini, animali. Nelle fobie può essere presente una forte paura, immotivata nei confronti di qualcosa di conosciuto.

Ed è precisamente questo l’aspetto che differenzia la fobia dall’ansia più propriamente detta o, in alcuni casi, dall’attacco di panico. La fobia semplice, più specificamente, è irrazionale, spesso riconosciuta tale anche da chi ne è colpito, ed il suo oggetto fobico, è di per sé spesso innocuo, ma diventa terrificante solo per l’individuo che soffre di questo disturbo.

Nella fobia semplice, in genere, viene riscontrata anche una recondita e controversa ricerca dell’oggetto fobico da parte di tale individuo. È una ricerca sottile e inconscia che fa in modo che la persona si trovi alla fine sempre in un modo o in un altro vicino all’oggetto fobico.

L'ansia collettiva

L’allarme terrorismo ha scatenato e scatena, in tutto il mondo occidentale reazioni ansiose in una fetta della popolazione relativamente larga. Quali sono le persone che più di altre soffrono di ansia relativamente al pericolo degli attentati?

Secondo una riflessione rapida, tutte quelle persone già sofferenti di disturbo di ansia generalizzata sono sfortunatamente ottime candidate per ricoprire il nuovo ruolo di persone ansiose per il terrorismo. L’ansia per il terrorismo può assumere varie forme per varie situazioni.

Per esempio nella metro, nella grandi città, soprattutto Roma, oppure dove ci sono grandi raduni di persone come nelle manifestazioni, concerti, eventi sportivi. E soprattutto, naturalmente, negli aerei e negli aeroporti.

Le ultime disposizioni in materia di sicurezza, sicuramente dovute, non fanno che aumentare l’ansia nelle persone di cui abbiamo parlato prima. Dal 18 agosto del 2006, il bagaglio a mano che è consentito ha subito notevoli restrizioni per parecchie destinazioni.

Mentre questo provvedimento fa rabbia (nei confronti dei terroristi, per lo più) nella maggior parte dei passeggeri abituali e non, a tutta quella fascia di persone già menzionate, il procedimento mette soprattutto ansia.

Ansia perché significa che “oggettivamente” viaggiare in aereo è diventato più pericoloso, ansia perché non ci si può portare dietro le cose che attenuano la sensazione fastidiosa (come la bottiglia d’acqua) e ansia perché le persone cominciano ad avere l’impressione di avere sempre meno controllo sul viaggio in sé.

L'Immaginazione Guidata

Per combattere l’ansia esistono svariati metodi.

A parte quelli più ovvi come le varie psicoterapie, quello di cui voglio parlare oggi è un metodo relativamente nuovo nella sua delineazione attuale, ma sostanzialmente ben conosciuto all’interno di altri trattamenti come alcune psicoterapie (ipnotica ericksoniana, gestalt, cognitivo-comportamentale), il training autogeno, l’ipnosi tradizionale.

Essenzialmente un operatore suggerisce al soggetto che ha gli occhi chiusi, di trovarsi in un certo posto, di compiere alcune azioni e descrive il contenuto di tale fantasia con tutti i particolari ritenuti necessari affinché possa esserci un efficace risultato terapeutico.

Data la ridotta interattività tra operatore e soggetto terapeutico, l’immaginazione guidata si presta particolarmente bene all’uso per così dire “in differita” della guida dell’operatore e, pertanto, può essere possibile l’uso di nastri pre-registrati con immaginazioni guidate standard.

Scopri se hai la fobia sociale

I criteri per determinare che si tratta di fobia sociale sono i seguenti:

Paura marcata di una situazione in cui si è posti a contatto con persone non familiari o al possibile giudizio degli altri
Di fronte alla situazione sociale temuta il soggetto risponde sempre con ansia (panico, scoppi d’ira, irrigidendosi o sfuggendo dalla situazione)
Il soggetto riconosce che la paura è irrazionale
Le situazioni temute vengono evitate o sopportate con ansia e disagio intensi
Gli effetti negativi riguardo la situazione temuta (l’evitamento, l’ansia anticipatoria, il disagio) limitano il funzionamento del soggetto nella sfera lavorativa, scolastica o sociale.
Si è in presenza di un disturbo di fobia sociale se i fenomeni citati non sono ascrivibili ad una condizione medica, all’uso di sostanze o ad altro disturbo psichiatrico già diagnosticato.

L’ultimo punto, in particolare, ci dice che se siamo di fronte ad attacchi di panico, ma questi derivano dalla situazione sociale per la quale il soggetto sperimenta disagio, la diagnosi primaria non dovrebbe essere quella di disturbo di panico, ma di fobia sociale.

Rimedi per l'Ansia

E’ possibile combattere da soli l’ansia? Se non è troppo grave sì. Altrimenti bisogna rivolgersi ad uno specialista.

Alcuni principi guida sono: mangiare poco, non passare molto tempo davanti alla TV, fare un po’ di movimento fisico, leggere un libro.
La cosa più importante che bisogna imparare a fare è imparare a vivere il presente. Né il passato né il futuro, ma proprio il presente (Si veda l’articolo “La preoccupazione per il futuro”).

Vivendo il presente si evita di essere preoccupati dell’incertezza legata al futuro e alle aspettative, delusioni, timori per fatti che devono ancora accadere.

Quello che si dovrebbe cercare di fare, inoltre, è rallentare la velocità e cominciare ad assaporare le sensazioni e le emozioni del momento. Come fanno i bambini, per cui certi pomeriggi sono così lunghi che sembrano non finire più, e riescono sempre ad entusiasmarsi per delle cose che ai nostri occhi appaiono insignificanti.

Ecco, credo che se imparassimo a vedere il mondo e le nostre esperienze con lo sguardo dei bambini, forse riusciremmo a vivere il presente molto di più e con questa possibilità anche l’ansia diminuirebbe di parecchio.

Il futuro è ansia, il passato è depressione

Se una persona passa troppo tempo pensando al passato, sia bello che brutto, ha molte probabilità di essere depresso. Se una persona passa troppo tempo pensando al futuro, anche questo sia bello che brutto, ha molte probabilità di essere ansioso.

Bisogna cercare di vivere nel presente.

Questo non significa che bisogna vivere alla giornata come se il futuro non ci fosse o non ci riguardasse. Significa solo che non dobbiamo sospendere la nostra vita finché un determinato obiettivo o desiderio si realizzi.

Pensare costantemente ad ora ci permette di pianificare il nostro futuro e di prepararlo con le nostre azioni e il nostro comportamento di ora.

è proprio nel momento presente che determiniamo il nostro futuro ed è nel presente che che dobbiamo vivere la nostra preparazione di un obiettivo futuro, coscienti del fatto che stiamo creando qualcosa ora, ma non proiettati nel futuro.

E’ un po’ come fare un viaggio (la preparazione di un obiettivo) per arrivare in un posto (il nostro obiettivo). Il viaggio può essere lungo o corto, confortevole o scomodo, breve o lungo. Questo dipende sempre da noi stessi. Non mi riferisco ai fatti “obiettivi” in cui siamo vincolati ma alla nostra percezione di tali fatti.